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MTC N. 52 - TEMA DEL MESE: CRESPELLE ALLA FIORENTINA

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di Lucia Perla D'Arsella
Sei Caterina de’ Medici.
Quando avevi quindici giorni ti è morta la mamma e dopo una settimana il babbo.
A otto anni ti hanno presa in ostaggio perché tuo zio era il papa.
Ti hanno cresciuto le monache.
A quattordici anni ti hanno mandato in sposa al figlio minore del re di Francia.
Per i primi dieci anni di matrimonio, senza voler indagare a fondo quello che succedeva nella tua camera da letto, non hai avuto figli.
Tuo marito aveva un’amante di vent’anni più vecchia di te.
Sei stata una regina non amata dai francesi che ti hanno sempre disprezzata perché discendevi da una stirpe di mercanti.
A quarant’anni sei rimasta vedova (e questo, a guardar bene, è il minore dei mali).
A giudicare dai ritratti, che pure son sempre lusinghieri, non sei stata quel che si dice una bella donna.
Insomma, una vita lieta.
E allora, c’è da meravigliarsi che tu abbia avuto tanta passione per il cibo e il vino, fino a rischiare di morire per un’indigestione di cibreo coi carciofi?
Caterina de’ Medici, bisnipote del Magnifico, partì da Firenze nel 1533 per andare in sposa a quello che poi diventerà Enrico II. Il viaggio da Livorno a Marsiglia, dove ebbe luogo il matrimonio, fu compiuto con una flotta di sessanta navi, nelle quali Caterina aveva stivato quel minimo sindacale di corredo che si conveniva a una futura principessa ma soprattutto un nutrito seguito di cuochi e pasticceri.
Caterina introdusse alla corte di Francia l’uso della forchetta (anche quello delle mutande da donna, ma questa è un’altra storia, come dice Lucarelli), il gelato, le rigaglie, la pasta da choux, gli spinaci - da cui il suffisso “à la florentine” per le ricette che li prevedono - e le salse, basi della tanto celebrata cucina francese.
Pare infatti che la béchamel discenda dalla “colla”, una salsa a base di latte e farina molto usata all’epoca, che le “crêpes” siano quelle frittatine che a Firenze erano conosciute con il nome di “crespelle” e che perfino il blasonato “canard à l’orange” non sia altro che la versione d’oltralpe del più plebeo “paparo alla melarancia”.
La ricetta che vi propongo è un classico dei miei Natali di bambina; non posso garantirvi che risalga proprio all’epoca di Caterina, anche se gli ingredienti son tutti fra quelli che ho già citato, ma è comunque un piatto un po’ vintage; nella mia famiglia si è sempre seguita la ricetta tratta da “Il libro della vera cucina fiorentina” di Paolo Petroni, cioè il verbo della tradizione culinaria di Firenze (la frase “lo dice il Petroni” in casa mia potrebbe essere scolpita nella pietra, stile tavole di Mosè), che vado fedelmente a trascrivervi, con le mie note.


CRESPELLE ALLA FIORENTINA


Per 4 persone


per le crespelle:

  • 100 gr. di farina
  • 2 uova
  • 150-170 cc. di latte (dipende dalla dimensione delle uova)
  • 50 gr. di burro fuso
  • sale



per il ripieno:

  • 400 gr. di spinaci
  • 250 gr. di ricotta
  • 3 cucchiai di parmigiano grattugiato
  • 1 uovo
  • noce moscata
  • sale



per il condimento:

  • besciamella fatta con 50 gr. di burro, 50 gr. di farina, mezzo litro di latte, sale, noce moscata
  • qualche cucchiaio di salsa di pomodoro



Preparate la pastella per le crespelle mescolando la farina con le uova e il sale e poi unendo il latte e il burro fuso ma non caldo. Fate riposare per mezz'ora.
Lessate gli spinaci, strizzateli e tritateli finemente, poi unirli agli altri ingredienti e mescolate bene.
Cuocete le crespelle in un padellino (il mio ha un diametro di 18 cm. e me ne sono venute 9, contro le 8 che dice la ricetta).
Spalmate l'impasto sulle crespelle e arrotolatele.





Disponete le crespelle in una pirofila imburrata, copritele con la besciamella e macchiate con un po' di salsa di pomodoro.
Mettete in forno a 160° per una ventina di minuti, se volete potete dare una passata di grill alla fine per fare un po' di crosticina.



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