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foto di Sabrina de Polo |
Per una come me, per la quale la scrittura è un fatto naturale, non trovare un inizio a questo post è sintomatico della profondità dello smarrimento che accomuna noi Genovesi nei giorni dell'ennesima alluvione che ci ha colpito e che, come nei peggiori copioni, ha infierito in maniera implacabile, senza sosta né tregua, svuotandoci di tutto: della fiducia nelle istituzioni, della forza di ricominciare, delle motivazioni che fino a qualche giorno fa ci eravamo illusi che avessero dato un senso all'ultimo rialzarsi da quel fango sotto il quale eravamo affondati.
Eppure, deve esistere da qualche parte una linfa inesauribile che continua a darci coraggio: perchè siamo di nuovo in piedi, armati di vanghe e di rabbia, di stivali e di dignità, di mani che si tendono e catene di solidarietà che si allungano e che sono, al momento, l'unico stimolo a andare avanti.
E difatti, è da sabato che si spala. Si pulisce, si scava, si camallano detriti e macerie e intanto ci si consola, ci si fa coraggio e, soprattutto, si trova in questa vicinanza, in questa capacità di condividere lo stesso destino, anche e soprattutto da parte di chi non è stato colpito, la forza per ricostruire. Le code di ragazzi genovesi che il sabato mattina, nel giro di poche ore spogliavano il Municipio del Centro Est di tutte le attrezzature messe a disposizione per ripulire la loro città, le loro schiene incurvate, le loro braccia cariche, le loro facce così pulite, sotto quel fango che le deturpava, sono state l'unica ragione per non mollare, fedeli a quel motto -sun Zeneize e no ghe mollo- che è il simbolo della nostra canzone più bella, della parte più bella di quello che siamo e che resteremo, nonostante tutto.
In tanti, in questi giorni, mi hano chiesto se non fosse il caso di sospendere l'mtc e rimandare tutto al mese prossimo: sul momento, ne ero tentata, da tanto era lo scoramento, la disperazione, la perdita del senso che, dalla vita reale, si allargava al virtuale: quel "chiudo tutto e vado via" che ha fatto da corollario alla nostra stanchezza, al nostro sfinimento.
Ma poi, qui come nella vita reale, si è insinuata la forza potente della solidarietà. Della vicinanza.
Della capacità di condividere che nasce anche dall'esperienza dello stesso dolore e che cementa legami altrimenti improbabili, in un susseguirsi di mani tese che ti risolleva e ti fa sentire più forte che mai.
E' per questo che l'MTC non si ferma.
Ed è per questo che vi dico il mio ennesimo grazie.
A ciascuno di voi e a Rossella, che apre ufficialmente la sfida!
LE LASAGNE FORSE EMILIANE DI ROSSELLA
Le lasagne a casa mia sono molto amate ed ho l’abitudine di prepararle soprattutto quando abbiamo bisogno di coccolarci. E’ il nostro confort food per eccellenza.
Io non sono una rasdora, la mia mamma emiliana invece si ed anche molto brava. Purtroppo non è più con me da pochi mesi ma mi ha lasciato l’asse e la canéla (il mattarello) e credo proprio si sia divertita a vedermi trafficare e, diciamolo pure, a fare buchi nella pasta.
Negli anni ho elaborato questa ricetta.
Preparo il ragù:
2 carote piccole
1 gambo di sedano verde
1 cipolla media
500 gr. di manzo macinato
2 salsicce piccole mantovane
2 scatole di pelati
3 cucchiai olio evo
1/2 bicchiere di cognac
Sale q.b.
Trito le carote, il sedano e la cipolla che faccio rosolare con 3 cucchiai di olio evo.
Aggiungo la carne e le salsicce sbriciolate.
Sfumo con il cognac e cuocio per qualche minuto.
Aggiungo i pelati ed utilizzando uno dei barattoli ne aggiungo mezzo d’acqua.
Faccio sobbollire, a me piace usare il termine ‘pippiare’, per almeno un paio d’ore aggiungendo il sale a proprio gusto.
Preparo la sfoglia:
gr. 300 di farina 0 di grano tenero
3 uova
Sale
Metto sull’asse la farina a fontana con al centro le uova e in un angolo faccio un altro buchetto nella farina, la casetta del sale, così mentre impasto farina e uova man mano si miscela.
Lavoro molto bene il tutto e lo faccio riposare coperto da un canovaccio per una mezz'ora.
A questo punto lo stendo sottile con il matterello, taglio a rettangoli la pasta e lascio asciugare.
Preparo la besciamella:
1 l latte
80 gr. burro
100 gr. farina
noce moscata
A fuoco dolce sciolgo il burro ed incorporo la farina setacciata pian piano in modo da non creare grumi. Cuocio la roux così ottenuta per 2/3 minuti. Allontano dal fuoco un momento ed aggiungo il latte a filo sempre mescolando. Porto a bollore e quando la salsa si addensa cuocio per 6/7 minuti aggiungendo una generosa dose di noce moscata .
Porto a bollore una pentola d’acqua e vi cuocio 4/5 rettangoli di pasta alla volta per un paio di minuti e li metto a raffreddare scolare su una gratella.
Compongo la lasagna:
Parmigiano reggiano 24 mesi grattugiato q.b.
In un teglia in pirex faccio un primo fondo di besciamella e ragù, successivamente uno strato di pasta, ancora ragù, besciamella e parmigiano reggiano in abbondanza. Il numero degli strati dipende dalla capienza della teglia, io ne faccio 6/7.
Piccola nota, a volte miscelo besciamella e ragù insieme per meglio stendere i composti sulla pasta.
Completo con ragù, besciamella e formaggio e cuocio a 180° in forno statico per 20 minuti. Spengo e lascio riposare altri 20 minuti a forno semi-aperto.
Rossella lacucinatifabella!