...O forse no, ma se vi racconto che cosa mi sta capitando qui, forse potrete avere un occhio di riguardo per questa Van Pelt in affanno, che "buca" i premi per la seconda volta e non sa più come fare a farsi perdonare, se non attingendo a piene mani alle novità sul fronte della vita privata, normalmente prodiga di scossoni, ma che stavolta gliene ha portato qualcuno in più.
Il primo, in ordine crescente, è che siamo quasi pronti ad uscire con il terzo libro dell'MTC. Lo dico alla faccia di tutte le strategie editoriali, di tutti i segreti, da Fatima a Pulcinella, di tutte le promesse che non ho fatto, perché sapevo che avrei infranto. Tanto per cambiare, siamo in ritardo, tant'è che fra poco sarò a vegliare sulle puerpere, munita di fruste (a gancio, a foglia, a palla e pure elettriche, se vedo che si rilassano un po'): ma era inevitabile, viste le sorprese che conterrà e sulle quali mi taccio, questa volta per davvero. Rispetto ai precedenti, infatti, abbiamo alzato il tiro, con un lavoro indefesso che, giocoforza, si è tutto concentrato in questi ultimi mesi: d'altro canto, stiamo parlando di una collana legata ad una sfida ed era inevitabile che questo spirito si riflettesse anche sul fronte editoriale: per cui, rimandate l'apertura dei salvadanai ancora di pochi giorni, che stiamo arrivando- e alla grandissima.
Il secondo è LO scossone della vita, quello che succede solo nei film dell'orrore, e che, al pari di tutti gli scossoni che si rispettano, è arrivato senza preavviso e senza neanche darci il tempo di metabolizzare gli sviluppi degli eventi: anzi, a dirla tutta, ci siamo ancora in mezzo e credo che ci resteremo di sicuro per i prossimi mesi, quando poi arriverà il momento della decisione definitiva che ci riporterà su binari "normali".
In un modo o nell'altro.
In un mondo o nell'altro.
A farla breve, ci trasferiamo a Singapore.
Un mese fa, accompagnavo mio marito ad un congresso, con la disposizione d'animo comune a tutti quelli che se ne vanno in vacanza: curiosità, eccitazione, desiderio di riposo e di svago- tutto, insomma, tranne che aspettative in un futuro diverso da quello che immaginavo per noi e che aveva nel buen retiro del Masonshire il suo punto di arrivo e di ripartenza.
A distanza di un mese, abbiamo le valigie di nuovo pronte: stessa direzione, stessa méta, ma questa volta con un contratto di lavoro in tasca che, se per mio marito rappresenta una sfida professionale, per me è l'equivalente di una rivoluzione.
So che cosa lascio, non so che cosa troverò ad aspettarmi -e, in mezzo, mi barcameno fra le carte, le scadenze, i settemila traslochi da fare (mia figlia resta a Genova e con lei mia mamma, in una soluzione che un minuto prima mi tranquillizza e un minuto dopo mi devasta, per tutte le 24 ore del giorno, notti in bianco comprese) e l'animo di chi ha imparato che scegliere significa spesso dover rinunciare.
L'elenco, a questa voce, è piuttosto lungo e temo che non sia finita qui: non passa giorno che non mi venga in mente una persona, un luogo, una situazione che mi sarà impossibile mantenere, con qualche Mare di mezzo. Tuttavia, più aggiungo voci alla lista del "cosa lascio", più mi rendo conto delle fortune concessemi da una vita generosa che mi ha permesso di giocare in mille ruoli, dandomi sempre la possibilità di sentirmi utile, a volte anche necessaria ed importante. E dandomi la possibilità di poterli giocare tutti assieme, nella stessa partita, nello stesso momento: solo il tempo di cambiar maglia- e si ricominciava.
Adesso, la maglia che devo scegliere come principale è una sola, ed è quella della moglie. Detta così, sembra uno scioglilingua, ma nella realtà non mi sono inciampata neppure una volta, nel pronunciarlo: le titubanze, le incertezze, le paure e i rimandi li ho riservati a quel "sì" che ho pronunciato sull'altare, consapevole di quanto pesasse. Da allora, è stato tutto un procedere spontaneo, che ci ha portati fin qui e che mi fa prendere questa decisione con la consapevolezza che, in qualsiasi modo andrà, questa è la scelta giusta.
A meno che non si chiami Alzheimer...
L'MTC è fra le poche cose che resteranno, ivi compresa l'attività editoriale, anche se andremo incontro ad un moto sussultorio, almeno fino alla sfida di marzo compresa. La Redazione se la sta cavando egregiamente, con una programmazione capillare, sempre sul pezzo, che dà la misura di quanto bene oliata sia questa macchina, specialmente negli ingranaggi della competenza, della disponibilità, dell'entusiasmo e del grande cuore di chi ne fa parte, vale a dire Fabio e Flavia, con il doppio lavoro dell'amministrazione della community, e poi Elisa, Mapi, Federica, Mari, Cristiana, Giulia, Annalena, Annalu, Loredana Francesca (pure lei, col doppio lavoro, questo mese) e la Mai, che di questa generosità indefessa è oggi la bandiera che sventola più in alto. Restano i premi fotografici della Dani, resterà il meccanismo, resteranno le date e vi chiedo che resti ancora per un po' la vostra pazienza, quella che mi state regalando in questi mesi un po' forsennati in cui perdo colpi e concentrazione.
In cambio, vi prometto qualche altra sorpresa: qualcuna, ce l'ho in mente, qualcun'altra arriverà (17 ore di volo sono le condizioni ideali per farsi venire delle idee ;-))e soprattutto avremo una dimensione un po' più internazionale, che non potrà che giovare, alla crescita del gioco e di tutti noi.
Per il resto, ci vediamo alle 17, 00, con i premi fotografici e poi alle 21.00, per la proclamazione del vincitore!